Eolico, stabiliti i criteri per le aree non idonee

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È stato pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione Campania numero 77 del 21 novembre 2016, la Delibera della Giunta Regionale n. 533 del 04.10.2016 ad oggetto «Criteri per la individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti eolici con potenza superiore a 20 kW, ai sensi del comma 1 dell’art.15 Legge regionale 5 aprile 2016, n. 6».

“Con questa deliberazione il presidente De Luca e il vicepresidente Bonavitacola – spiega Carlo Iannace consigliere regionale del gruppo De Luca Presidente – mantengono l’impegno assunto allorquando fu approvata la moratoria sul rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di impianti eolici. La salvaguardia dei territori non si fa a parole ma con i fatti, e questi sono fatti. I criteri circa l’individuazione delle aree non idonee per l’istallazione di impianti eolici era atteso da anni. Finalmente dopo un lungo silenzio e dopo tante parole si comincia a mettere ordine in questa confusa e disordinata materia. Con questo atto la Giunta Regionale ha posto fine alla indiscriminata proliferazione di torri eoliche dopo decenni di assordanti silenzi e mancate promesse. Quando alcuni decenni fa si avviò lo sfruttamento delle fonti energetiche alternative, si pensava che l’eolico potesse diventare un volano per lo sviluppo del territorio, si pensava che fosse una possibile soluzione per l’occupazione dei giovani delle zone interne, ma alla fine è diventato solo un elemento di danno per il territorio stesso, con scarse ricadute occupazionali. L’espansione indiscriminata delle torri eoliche ha danneggiato in maniera permanente ed irreversibile parte del nostro paesaggio, in questo modo è difficile se non impossibile parlare di sviluppo delle aree interne basato sul turismo, cultura ed enogastronomia; con l’effetto che i crinali delle nostre colline sono rivestiti di torri con pale, e da lontano queste strutture sembrano tante croci. Alcuni comitati lamentano che il deliberato approvato è poco incisivo, ma dopo anni di silenzi e parole al vento, promesse mai mantenute questo atto è un primo passo per mettere ordine nel disordine”.

Non dello stesso avviso Pinuccio Fappiano del Fronte Sannita per la Difesa della Montagna che “a caldo” non sembra entusiasta di quanto deliberato.

“C’era parecchia attesa nella pubblicazione della Delibera di Giunta regionale sui ‘Siti non idonei’ che, con grande sorpresa, sono state addirittura due: la n° 532 e la 533.Una per individuare i siti non idonei e l’altra per valutare gli impatti cumulativi. Siamo profondamente delusi. Noi, come popolazioni residenti nelle aree sensibili, associazioni e comitati avremmo desiderato di essere almeno consultati ed invece, come in tutte le azioni ‘democratiche’ che attua la Regione Campania, il lavoro se lo sono fatti ‘internos’. Neppure lo sciopero della fame è servito a farci convocare per un’audizione con il governatore De Luca. Il Sannio beneventano è completamente ignorato! Questa è la considerazione che hanno alla Regione Campania delle popolazioni del Matese. Buone solo per votare. L’impressione che si ha è che i siti non idonei siano stati individuati in ‘concertazione’ tra la Regione Campania e le società eoliche. Questa nostra convinzione scaturisce dal fatto che le altre regioni, nell’individuazione dei siti non idonei, sono stati molto più precisi e limitativi verso gli impianti eolici poiché il fine ultimo è quello di tutelare il territorio per la sua conformazione geologica, naturale, biodiversità, risorse naturali ed antropologica oltre che agli impatti cumulativi di impianti già presenti. Ciò che salta agli occhi è che la Delibera di G.R. ha regolamentato solo ed esclusivamente l’inserimento degli impianti eolici non tenendo presente, come hanno fatto tutte le altre regioni italiane, gli altri tipi di impianti per la produzione di FER come fotovoltaico, idroelettrico e biogas ecc. In pratica i siti non idonei sono regolamentati solo per l’eolico mentre tutto il resto si può tranquillamente installare senza limitazioni e vincoli”.

Il portavoce del Fronte entra poi invece nel merito.

“Notiamo che nell’individuazione dei siti non idonei in realtà sono siti ‘parzialmente non idonei’ in quanto uno dei parametri di limitazione è dato dalla potenza delle macchine per cui su alcune aree, benché tutelate e vincolate, è comunque possibile installare eolico. Aggirando completamente la distanza prevista dal DM 10/09/2010 di 50 volte l’altezza della pala (circa 8 chilometri) dai confini dei Parchi, dalle aree vincolate dalla Legge 42/2004 (Legge Galasso) che, in alcuni casi è ridotta tra i 500 e 1.600 metri. Inoltre, non sono state previste le distanze di rispetta dai confini regionali, provinciali e comunali. Non sono state previste le fasce di rispetto dai confini delle Aree Important Bird Areas – Zone di Protezione Speciale – Zone Speciali di Conservazione e gli Habitat Prioritari (Direttiva Habitat) che tutte le altre regioni italiane hanno posto in 1.000 metri dai confini delle aree tutelate dalla Comunità Europea. È possibile installare su sorgenti, fiumi torrenti ecc. quelli cioè non elencati nel R.D. 1775/1933. Sulle montagne oltre i 1.200 mt sarà possibile installare pale eoliche fino a 6,5 mt. (come una casa di 2 piani). Non sono state previste prescrizioni per le zone ad alto rischio sismico”.

Ma ciò che più di tutti interessava era il destino degli impianti già autorizzati ed ancora non cantierati.

“Ebbene – spiega Fappiano – nello specifico la DGR 533/2016, testualmente:«Gli impianti già in esercizio ovvero autorizzati e in costruzione prima dell’entrata in vigore delle presenti disposizioni, al termine della vita utile degli stessi, qualora ricadano in aree individuate non idonee, devono essere invece smantellati. In tal caso, sono consentite solo attività di manutenzione ordinaria». Praticamente tutti gli impianti ricadenti nei siti non idonei, comprese le aree ZSC (su cui è tassativamente vietato installare impianti eolici) o su pascoli permanenti gravati da usi civici, potranno essere costruiti e solo dopo 30 anni (scadenza naturale della concessione) dovranno essere smantellati e solo allora quei siti diventeranno effettivamente ‘siti non idonei’. Appare chiaro il disegno secondo cui la Regione Campania non ha nessuna intenzione di salvaguardare i territori dalle speculazioni anzi eludendo anche i vincoli esistenti”.

L’azione del Fronte Sannita per la Difesa della Montagna però non si fermerà.

“Per questo motivo – conclude Fappiano – abbiamo già predisposto appositi ricorsi che inoltreremo alla Comunità Europea per la violazione delle norme comunitarie ed al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare al fine di far rispettare le rispettive leggi eluse dalla Regione Campania”.

Visione diversa invece quella proposta dal Comitato Voria impegnato da un decennio nella tutela e la salvaguardia del territorio dell’Alta Irpinia. Per loro l’adozione della delibera da parte della Regione Campania, “rappresenta non solo un riconoscimento per gli sforzi profusi finalizzati ad ottenere un atto che era ed è dovuto ma, soprattutto, il riconoscimento di un principio educativo ormai desueto che non sembra avere patria in questo mondo dove l’attenzione all’interesse, all’affare che deve produrre facilmente e senza sforzo ‘reddito’, la fa da padrona”.

 

fonte ilquaderno.it

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