Cresce la minaccia della soppressione dell’RSA

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Da qualche giorno circola nel Distretto Sanitario di Morcone, la notizia, ormai fondata, della soppressione a breve dell’RSA.

Ancora una volta Morcone, preso di mira per sopprimere un servizio. Tutti ricordiamo la storia della struttura e tutti ne conosciamo l’importanza.

Una struttura voluta e ubicata nel cuore del centro storico di Morcone ormai da più di vent’anni che accoglie tante persone con diversi tipi di difficoltà e più volte oggetto di importanti lavori.

Per questa struttura, che ricordiamo all’interno ha anche un DSM, nei diversi anni ed in diversi momenti sono stati spesi circa 1,5 milioni di euro da parte della ASL che l’ha acquistata e ristrutturata, e che oggi vuole chiuderla per trasferirla in altro Comune. Mi chiedo che fine faranno i pazienti ormai da anni abituati a vivere nel nostro tranquillo paese, che fine faranno gli infermieri professionali, otto nello specifico, che da anni con amore e dedizione svolgono il loro bel mestiere di missione, non si sono mai tirati indietro davanti a nessuna difficoltà, mettendo a disposizione anche i mezzi propri pur di trasportare i malati nelle nostre caratteristiche stradine strette per arrivare alla Sud Panoramica; come non si sono mai tirati indietro quando qualche anziano del centro storico aveva bisogno di aiuto anche fuori dalle ore di lavoro, solo per spirito di servizio. Quale sarà la fine dei cinque operatori socio assistenziali che da anni prestano servizio presso l’RSA, che dedicano il loro tempo ai pazienti con professionalità, e ancora quale sarà la sorte delle tre operatrici che quotidianamente puliscono il reparto e permettono a chi lo vive e a chi lo visita di vivere in un ambiente pulito e profumato…

E la struttura che fine farà? Diventerà l’ennesima “Cattedrale nel deserto”?

Ovviamente è una preoccupazione che investe prima di tutto chi per tanti anni si è speso per l’ottima funzionalità del servizio, ma che deve far indignare tutti noi, perché per l’ennesima volta Morcone deve cedere qualcosa. A chi poi? E per quale motivo? Tutti gli Amministratori dell’Alto Tammaro sono investiti di questa responsabilità, stiamo subendo da tempo un depotenziamento delle strutture sanitarie. Scelte politiche, direi assurde, che evidenziano per l’ennesima volta uno sperpero di denaro pubblico ed un menefreghismo per pazienti, con grandi difficoltà che hanno trovato figure professionali ed operatori di ogni ordine e grado che oggi sono la loro famiglia, un menefreghismo per persone che quotidianamente svolgono il loro lavoro e prestano il loro servizio egregiamente facendo più di ciò che il loro lavoro richiede, un menefreghismo nei confronti di un Paese, che ha unito le proprie forze per dare la massima fruibilità alla struttura, associazioni coinvolte come la Misericordia, che da anni mette a disposizione la piccola ambulanza per trasportare i pazienti o le tante altre che organizzano attività ricreative e ludiche per gli anziani.

Non è il momento delle polemiche e non è il momento delle divisioni, ma solo un invito a portare avanti questa battaglia a tutte le associazioni, i comitati e le forze politiche dell’Alto Tammaro e dell’intero Sannio, l’invito a tutti i Sindaci di mobilitarsi questa volta per uno scopo comune.

Non abbandoniamo i pazienti, non abbandoniamo le sedici persone che vi lavorano, non abbandoniamo l’idea di vedere qualche anziano di loro girare ancora per le nostre strade e scambiare qualche parola con i passanti.

 

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