Morcone e l’agorà negata

In questo momento mi trovo un po’ lontano dal mio paese natale e leggo la notizia riguardante la demolizione di una parte di Piazza Manente. In qualità di morconese e di architetto progettista, colgo l’occasione per esprimere un giudizio su quello che sta accadendo in questi giorni.

Voglio partire da questa frase pubblicata sul blog Pontelandolfo News qualche settimana  fa al termine di un articolo riguardante la questione dei “semafori”:

“viviamo in un’epoca di cambiamenti e Morcone, al passo con i tempi, si uniforma!”

Io direi piuttosto:

“viviamo in un’epoca di cambiamenti e Morcone, non al passo con i tempi, regredisce stoltamente!”

Negli ultimi decenni le più importanti città del mondo, gli agglomerati urbani e i piccoli centri promuovono progetti di nuova mobilità in grado di favorire gli spazi pubblici  esistenti e crearne di nuovi per rigenerare i centri cittadini. Questi progetti puntano all’aumento dello spazio pubblico in quanto luogo di aggregazione e di socialità, vengono liberati parcheggi per essere destinati a piccole e bellissime piazze e a spazi verdi, con il ruolo di catalizzatore sociale.
A Morcone accade l’esatto contrario. Uno spazio pubblico diventa parcheggio. In un’epoca che rigetta il modello di città costruito sulla base dei flussi veicolari, a favore piuttosto di un paradigma inclusivo che favorisca l’interscambio umano, il mio paese si distingue per demolire lo spazio pubblico piuttosto che promuoverlo. Lo demolisce destinandolo a parcheggio.

È uno degli aspetti del nuovo piano di mobilità che prevede un senso unico e nuovi posti a pagamento. Ora, non entro nel merito del progetto tecnico e delle strategie adottate, che spero portino a un utilizzo sempre minore dell’automobile, ma aldilà di tutto, ed è questo per me l’atto gravissimo, il progetto demolisce parte di uno spazio pubblico.
Molti hanno definito questo spazio  un marciapiede ma è a tutti gli effetti una piazza, quella di Largo Palazzo, sviluppata su quote leggermente diverse e che affaccia sulla piana del paese. Dove generalmente, nei momenti di festa, si ci sedeva sul muretto a chiacchierare, ci saranno invece delle automobili parcheggiate.

Ora io mi chiedo: è possibile che non si è nemmeno in grado di copiare i progetti  di qualità che un mondo oramai globalizzato ci offre attraverso gli strumenti di comunicazione? Basterebbe scrivere su google: “mobilità sostenibile”…ma forse non si vuole.
Perché se nel resto del mondo si punta a pedonalizzare le strade trasformandole insieme a parcheggi in piazze, playground, servizi per i cittadini, il mio paese fa l’esatto contrario?

È per me curioso – immagino sia un caso- come quella parte della piazza in cui si discuteva spesso animatamente di politica, proprio quella, venga cancellata. Storicamente si sa l’eliminazione dei luoghi di aggregazione è stato un atto dei regimi dittatoriali al fine di annullare ogni forma di pensiero della comunità.

Cancellando questo piccolo spazio pubblico perdiamo un piccolo luogo della riflessione e del confronto.

 

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