Rischio sismico e Massiccio del Matese

Ma la Nostra Terra è seriamente a rischio di terremoto con la presenza del Massiccio del Matese?

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Ogni qual volta che nella nostra terra si avverte una scossa di terremoto, come quella di ieri sera delle 21:18, ci si chiede puntualmente se corriamo seri rischi in una zona 1, ossia ad alta sismicità(Indica la zona più pericolosa dove possono verificarsi fortissimi terremoti).
La risposta è fin troppo ovvia e, se non vogliamo “tremare di paura” com’è già successo recentemente in zone sismiche uguali alla nostra (Amatrice) non ci resta che fare tanta prevenzione, mettendo in sicurezza gli immobili pubblici e privati, ed evitare stravolgimenti territoriali che potrebbero innescare devastanti terremoti.
E’ risaputo, infatti, che ci ritroviamo in un’area, “l’area del massiccio del Matese” che “è caratterizzata dalla presenza di un sistema di faglie (fratture della roccia che nel lungo tempo creano, attraverso lo spostamento delle masse rocciose, le montagne) attive prevalentemente orientate NE-SO. Tra le più importanti sono da riportare la faglia che spazia tra Venafro-Alife-Piedimonte Matese (a sud) e Boiano (a Nord). Alcune delle faglie che ricadono in questo sistema sono considerate responsabili di forti terremoti storici, avvenuti nel 1349, 1688 e, più a SE, nel 1456, e ancora nel 1805 per la parte settentrionale del Matese. Una delle faglie del sistema del Matese attraversa il massiccio montuoso nella parte centrale. Si tratta di una struttura composta, in superficie, da un allineamento di segmenti immergenti verso SO ed è nota come Faglia del Lago Matese.”

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Altrettanto risaputo è che quando l’attività umana innesca il movimento di faglia si possono verificare sismi anche gravi. Oggi, per provocare terremoti, basta poco: un’opera d’ingegneria, come una diga, una miniera di carbone o la trivellazione di un pozzo di petrolio. Gli ultimi studi dimostrano infatti che, in molti casi, grandi opere come dighe e scavi, ma anche grattacieli, possono avere pesanti ripercussioni nel sottosuolo, provocando terremoti, frane ed eruzioni di fango. Ma anche altri interventi dell’uomo, come l’iniezione diretta o indiretta di liquidi nelle rocce (fracking=fratturazione idraulica delle rocce che prevede lo sfruttamento della pressione di un fluido, in genere acqua mista a solventi e composti chimici, per creare e poi propagare una frattura in uno strato roccioso) o l’estrazione di materiale dal sottosuolo, possono provocare movimenti della crosta terrestre” (fonte: focus.it)
Alla luce di queste considerazioni, è lecito chiedersi se l’attività umana programmata nella Nostra Terra (eolico selvaggio, centrale idroelettrica e scavi di ogni sorta) innescherà inevitabilmente il movimento delle faglie del Massiccio del Matese al punto da scatenare forti sismi, o ci si sta allarmando inutilmente?

Quando si cambia lo stato delle tensioni negli ammassi rocciosi, si possono causare scorrimenti, che si manifestano in genere dove ci sono già punti di debolezza o fratture, come una faglia – spiega Roberto Nova, docente di geotecnica a Milano – Oggi è possibile individuare le caratteristiche strutturali delle rocce di un sito, anche a notevole distanza: si possono individuare le faglie, le fratture e altri punti deboli. Con i carotaggi, poi, è possibile capire se le superfici di scorrimento sono rugose o lisce, se sono lubrificate e così via. Ed è importante studiare l’area attraverso modelli matematici che permettano di comprendere la dinamica delle rocce, ossia cosa può accadere quando si caricano o si scaricano delle pressioni» spiega Nova. Con queste conoscenze, si possono limitare i rischi: a volte con “iniezioni” di sostanze che bloccano le faglie, altre volte adattando i sistemi di lavoro alla situazione. Ma non sempre c’è la soluzione adatta, in tal caso meglio rinunciare ai lavori

…se vogliamo evitare potenziali immani catastrofi nella nostra  terra, indotte dall’uomo!

 

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